Ciao sono Giorgio Pozzi e in questo articolo ti parlerò della guerra degli Smart Speaker.

Ieri, mentre Apple presentava nuovi Mac e iPad Pro, è cominciata la guerra tra smart speaker in Italia. Da ieri mattina è infatti ufficialmente disponibile Amazon Echo, lo smart speaker di Amazon che porta con se’ Alexa, l’assistente Amazon.

Questo articolo è di ottobre 2018 (poi aggiornato al 2020), guarda come sono andate le cose con l’articolo del 2021.

L’inizio

A fare da apripista al mercato smart speaker in Italia ci aveva pensato Google con Google Home e il relativo Assistente Google addirittura questa primavera, ma fino a ieri nessuno era sceso nell’arena come competitor diretto.

In realtà, Assistente Google e Alexa sono due assistenti intelligenti piuttosto diversi perché il primo è integrato a tutti i servizi Google e ai relativi dati, mentre il secondo sorvola su tutto questo concentrandosi completamente sul resto: interazione con altri dispositivi domotici, intrattenimento e musica. Vediamo un po’ le differenze principali:

Google Home

Il punto di forza di Assistente Google su Google Home è che riconosce la voce degli utenti e la usa per accedere ai dati dei loro account google. Permette inoltre di chiacchierare del più e del meno e agire su richieste personali come messaggi, calendari, promemoria ecc dei servizi Google. Nella comprensione dei comandi si comporta bene imparando e adattandosi all’utente.

Amazon Echo

Alexa su Amazon Echo invece punta tutto su Amazon e le Skill (L’unica richiesta personale che offre – opzionale – è l’accesso al calendario). Si interfaccia a tutti i servizi Amazon (Music, Kindle, Audible…) e a una miriade di altri dispositivi e servizi grazie alle Skill.
Le Skill permettono di attivare con la voce le funzioni più disparate: fare dei giochi, ascoltare il telegiornale, attivare rumori d’ambiente, far abbaiare Echo come fosse un cane da guardia…
Nella comprensione dei comandi è estremamente rigida, capisce solo le frasi precise previste per lo specifico comando, ma è estremamente veloce.

Li ho provati entrambi e mi sembra che Alexa al momento sia la più interessante, quindi vi linko i relativi smart speaker:

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Un terzo competitor

Un vero competitor di Assistente Google nella comprensione del linguaggio naturale è invece Siri di Apple.
Siri è l’assistente personale presente su ogni dispositivo iOS e (recentemente) macOS.
Non ha l’adattabilità di Assistente Google, né le Skill di Alexa, né la compatibilità col mare di dispositivi domotici di entrambi, però è su tutti gli iPhone, iPad e Mac aggiornati. Per la domotica interagisce con l’app “Casa”, quindi con i dispositivi compatibili con Homekit (pochi rispetto ai competitor, ma di grande qualità costruttiva e con particolare attenzione alla sicurezza dei dati dell’utente) e quelli compatibili con l’app Comandi. La privacy è una priorità per Siri, questo perché i comandi di Siri possono essere anche molto personali e riguardare contatti, calendari, promemoria, sveglie… l’integrazione con iOS è chiaramente totale. Siri nella comprensione dei comandi non è tassativa come Alexa, ma neanche adattabile quando Assistente Google.

Ma allora lo smart speaker di Apple?

Apple (come sempre) segue una strada tutta sua, ma Siri all’estero funziona sullo smart speaker chiamato HomePod (clicca qui per saperne di più). In Italia non è ancora arrivato, ma non dovrebbe mancare molto.

Comunque con gli ultimi aggiornamenti di iOS è evidente che Apple sia abbastanza disinteressata da questo scontro tra smart speaker e sia piuttosto concentrata altrove: il miglioramento di Siri su iPhone, iPad e Apple Watch.

La presenza di questi dispositivi con la funzione “Hey Siri” abilitata (su Apple Watch non serve nemmeno dirlo in realtà) rende infatti abbastanza inutile l’installazione di smart speaker in ogni stanza, perché qualcuno di questi dispositivi sarà sempre a portata di voce (o al polso), pronto a risponderci.

In questa ottica è stata sviluppata anche l’app Comandi Siri che espande in modo incredibile le possibilità di Siri, permettendole di svolgere al volo compiti complessi e personalizzati sulle esigenze di ogni utente, alla pari se non al di sopra delle funzioni più avanzate dei competitor.

Considerando tutto ciò, sembra che alla Apple si siano chiesti “A cosa serve uno smart speaker se intorno a me ci sono già altri dispositivi in grado di fare la stessa cosa?” HomePod è quindi molto diverso da Google Home e Amazon Echo.
È pensato per offrire un’esperienza musicale straordinaria, quindi è più costoso (al livello di altoparlanti Sonos e Bose) e suona divinamente. Nessuno smart speaker è alla sua altezza.

Il cloud è mobile

Una considerazione da fare riguarda anche la struttura di questi assistenti digitali che funzionano sugli smart speaker. Almeno per il momento, risiedono tutti sul cloud e quindi possono essere sviluppati e migliorati direttamente senza la necessità di interventi da parte dell’utente. Stanno cambiando, evolvono costantemente. È quindi verosimile che nei prossimi mesi/anni le cose cambieranno anche in modo importante rispetto a quanto è scritto in questo articolo.

Conclusioni

Per il momento in Italia si può scegliere tra due famiglie di smart speaker, ma gli assistenti disponibili sono almeno tre (ce ne sono altri più marginali), e il terzo è tutt’altro che assente, è anzi, molto diffuso nonostante non abbia ancora uno smart speaker sul mercato italiano. Ma le cose potrebbero cambiare presto e siamo certi che cambieranno molto anche nel cloud.
Questo ci mostra uno scenario più complesso di quanto potrebbe apparirci a un primo sguardo, e ci promette interessanti sviluppi futuri.
Intanto lo scontro è iniziato.

Se vuoi leggere un confronto approfondito tra questi tre assistenti intelligenti, ho un articolo che fa per te.

Questo articolo è di ottobre 2018 (poi aggiornato al 2020), guarda come sono andate le cose con l’articolo del 2021.

Ultimo aggiornamento: giugno 2020.

Fonti: Corriere, Wired

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