Ciao sono Giorgio Pozzi e in questo articolo ti parlerò di un momento importante per Apple: il passaggio a Intel.

Apple e i PowerPC

I processori PowerPC sono stati ottimi alleati per Apple per tanti anni.
A parità di frequenza, avevano prestazioni più elevate di quelle dei competitor del tempo e fecero svettare la potenza dei Mac per molti anni, poi però le cose non andarono per il verso giusto. Prima Motorola si sfilò in parte dal progetto, poi IBM cominciò a rallentare.

Il vicolo cieco

Con l’arrivo dei G5, Apple si trovò incastrata in una famiglia di processori sicuramente molto potente, ma esageratamente assetata di energia, al punto da non riuscire a sbarcare sui portatili. Lo sviluppo di nuove soluzioni da parte di IBM si era fatto lento e problematico.

Il passaggio a Intel

Mac su Intel

Steve Jobs alla WWDC 2005 si scusò pubblicamente per non aver potuto portare i Mac Pro a 3GHz e il G5 su PowerBook (i portatili di allora) e annunciò il passaggio a Intel.
Jobs presentò un Developer Transition Kit, un Mac Intel noleggiabile dagli sviluppatori per un anno, che gli avrebbe permesso di lavorare al porting delle proprie applicazioni sulla nuova architettura.

Il primo Mac OS X in versione Intel fu il 10.4 Tiger, ma OpenStep (da cui deriva Mac OS X) è sempre stato multipiattaforma, quindi Apple aveva sviluppato negli anni che la versione per processori x86.

Universal Binary

Per cercare di agevolare la compatibilità delle applicazioni in questo periodo difficile, Apple introdusse Universal Binary, ovvero un  tipo di eseguibile che ha i codici compilati per entrambe le piattaforme. Grazie a questo stratagemma, il peso delle applicazioni aumenterà fino a raddoppiare, ma l’eseguibile funzionerà sia su PowerPC sia su Intel.
Fu rilasciata una nuova versione di XCode (2.1) che si occupava di ricompilare in Universal Binary.

Rosetta

Per tutte quelle applicazioni che non erano Universal Binary, Apple integrò anche Rosetta, un emulatore software che permetteva di usare le applicazioni PowerPC sul nuovo hardware senza troppi problemi. Rosetta però non supportava l’ambiente Classic, quindi le applicazioni scritte per il Mac OS 8 o 9 non avrebbero potuto essere eseguite sui Mac basati su x86.

Ovviamente anche oggi è ancora possibile usare MacOS 9 con un emulatore specifico, ma è tutta una storia differente.

Una transizione rapida

Il primo anno servì a prendere le misure e fare i test, poi nel giro di un altro anno tutta la linea di Mac passò a Intel. L’ultimo Mac OS X a supportare i Power PC fu il successivo Leopard che uscì a transizione completata. Gli aggiornamenti successivi furono solo per i modelli Intel.

Conclusioni

Abbiamo visto che in questi momenti un po’ critici, ma assolutamente necessari, Apple fa sempre il massimo per minimizzare i disagi agli utenti e agli sviluppatori. Nonostante questo, se ci dovessimo trovare in una situazione analoga (si parla del passaggio ai processori ARM ultimamente), bisognerebbe fare attenzione a non comprare un Mac già vecchio.

Fonte: Macity, Wikipedia

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